La
mostra Luigi Moretti immagini di architettura è
curata da Federico Bucci e Marco Mulazzani per conto dellIstituto
Universitario di Architettura di Venezia e del Politecnico di Milano, enti
promotori delliniziativa. Consta di trenta pannelli di formato 1mx1m,
impaginati da Tassinari/Vetta, contenenti riproduzioni fotografiche, perlopiù
da foto originali depoca tratte dal fondo Luigi Moretti presso lArchivio
Centrale dello Stato, oltre ad un sintetico ma efficace apparato didascalico. Il catalogo, (sempre a cura di Bucci e Mulazzani) è edito da Electa. Luigi Moretti, 1907 - 1973 Non esistono maglie tanto fitte da trattenere tutto quello che guizza nella corrente del tempo, e neppure reti così ben congegnate da consentire di trarre a riva unicamente quanto si desidera raccogliere nel momento in cui le si getta nel mare della storia. Le imperfezioni delle reti offrono protezione alla storia contro le mire dei vincitori che ad essa danno forma. Le conclusioni, se così è lecito dire, cui la storiografia è pervenuta confrontandosi con la figura di Luigi Moretti (1907-1973) ne sono una prova. Dei modi in cui la storia della cultura italiana del Novecento è stata prevalentemente scritta, Moretti è stato un capro espiatorio - una vittima del binomio, a lungo condiviso, fascismo uguale anticultura. La storia costruita per luoghi comuni ha avvolto la sua personalità con un intreccio di reticenze e diffidenze; così facendo, ha evitato di confrontarsi con la sua opera, incompatibile con giudizi, formulati a partire da valori ad essa programmaticamente estranei. Non aveva ancora trentanni, Moretti, quando Renato Ricci lo chiamò a sostituire Enrico Del Debbio alla direzione dellUfficio Tecnico dellOpera Nazionale Balilla (poi GIL), nel 33; nel medesimo anno, partecipò alla quinta edizione della Triennale milanese. Si era laureato nel 1929 a Roma. Durante la guerra, di Moretti si persero le tracce, sino si giorni della Repubblica di Salò. Nel 45, venne rinchiuso nel carcere di San Vittore a Milano, ma nel novembre del 1945, fondò la società Cofimprese, che svolse un ruolo non marginale per la ricostruzione di Milano nellimmediato dopoguerra. Fascista convinto, Moretti non fece molto per confondere le acque del suo passato, e dopo la caduta del fascismo la sua carriera proseguì, sino alla morte, senza flessioni, meritandogli successi e riconoscimenti ufficiali. Professionista affidabile e disponibile, divenne larchitetto della Società Generale Immobiliare promotrice, negli anni sessanta, di spettacolari e controverse imprese edilizie; a Roma realizzò o progettò interventi di ogni genere: un mirabile ponte sul Tevere con Silvano Zorzi, lottizzazioni, piani urbanistici. Progettista favorito della finanza vaticana, Moretti realizzò i palazzi gemelli (Esso e Sgi) che, nei primi anni sessanta, definirono il nuovo ingresso monumentale allEUR, il complesso Watergate a Washington D.C., il grattacielo della Borsa a Montreal (con Pier Luigi Nervi). In seguito, svolse unintensa attività in Algeria e in altri paesi arabi. Dal 1950 al 53 pubblicò la rivista "Spazio", alla quale affidò le sue più importanti meditazioni teoriche. Con i lavori completati al Foro Italico a Roma dal 1936 al 41 (Casa delle armi, palestra del Duce, piazzale dellImpero e Cella commemorativa) e, soprattutto, guidando lUfficio Tecnico dellOpera Nazionale Balilla, Moretti definì un canone per larchitettura del fascismo, dando costruzioni e progetti che vanno annoverati tra gli esiti più originali di una delle migliori stagioni tra quelle vissute dalla cultura architettonica italiana. Anche della sua vasta produzione successiva al 45 fanno parte opere insigni, quali il complesso polifunzionale in Corso Italia a Milano (1949-56) e la casa Il girasole a Roma (1947-50), o le ville La saracena (1953-7) e La califfa (completata nel 67) a Santa Marinella, dove prese forma, come scrisse "nel cuore di una facciata il crollo, la sparizione quasi per magia della limitazione delle forze e delle forme da esse forze costrette". |
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